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Parigi, settembre 29 2001
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******************************************* ******************************************* - Corrispondenza da New York by Maria Cristina Aguirre (26 settembre)
- La cronaca del mondo di Eric Laurent (27 settembre)
- Creazione del Premio Signor Denis (28 settembre) - La cronaca dei film di Anne-Sophie Janus (28 settembre) - Ornicar? nuova serie (28 settembre) - L'immagine di una citta di Gérard Wajcman (28 settembre) - La primavera della psicoanalisi, colloquio con JAM (29 September)
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Le persone sono diventate tutto d'un tratto cortesi e solidali, si spostano per trovarti un indirizzo o per aiutarti a portare dei pacchi. Si è meno spintonati nei trasporti pubblici e nelle strade. Sorridono e si lanciano degli sguardi con gli occhi.
L'avvenimento ha fatto uscire il meglio e il peggio nelle persone. Ci sono sempre quelli che vogliono approfittare, con falsi documenti d'identit, o che vogliono fare dei processi alla città o altro. Discorsi contradditori del tipo: ci vogliono degli psicologi dappertutto o assolutamente nessun psicologo per non calmare cos presto la collera e mantenerla? Un grande nazionalismo come pure la coscienza che tutto ci ha toccato tutti gli strati sociali, i sessi, le et, le religioni e le nazionalità.
Ho offerto i miei servizi come volontaria e questo sabato sono andata al Pier 94, Centro di assistenza per le vittime e le loro famiglie. Ero al *Kid's Corner*. C'erano bambini colpiti direttamente, che avevano perduto un membro della loro famiglia, e altri che accompagnano i genitori mentre fanno le pratiche per gli indennizzi e altro. Ci ritorneró questa settimana.
Al NYFL-Study Group (Gruppo di studi Freud-Lacan di New York) è stato aperto uno spazio di riflessione e di lavoro su dei testi che possono aiutarci ad elaborare questo incontro con l'impensabile del reale, poich nella nostra clinica siamo chiamati ad ascoltare questo. Pensiamo, come Lei ha indicato, che sia importante che gli psicoanalisti occupino un posto nei dibattiti della cittࢰ.
La stampa ha utilizzato dei significanti sorprendenti per nominare giorno dopo giorno gli avvenimenti. Sarebbe interessante fare una review. Dopo il bombardamento di immagini e di informazioni, si ritrovano ora altri argomenti, anche se questo continua ad essere il nЁ1.*
Il Sig. Bricmont svela i misteri della storia
Jean Bricmont prosegue la sua lotta in un articolo pubblicato questa settimana e intitolato *Alcune domande all?impero e agli altri*. Questo commento dell?attentato delle Twin Towers raggiunge lo stesso grado di confusione intellettuale, di cattiveria e di irresponsabilità del libro di allora. Esso intende applicare alla geopolitica il freddo rigore scientifico. Tutto ciò produce delle frasi del tipo: *Il massacro di civili innocenti non mi sembra mai augurabile. Il che non impedisce che mi sembri necessario, in occasione di questa tragedia, porsi alcune domande.*
Le domande, tuttavia, sono piuttosto rare nel testo: otto punti interrogativi in tutto, se ho contato bene. La scienza obbliga: l'autore prodiga maggiormente le risposte, ne ha in sovrabbondanza. Tutto si spiega fondamentalmente attraverso una dialettica stentata, ridotta alla legge del taglione. Essa ci viene rivelata senza perifrasi alla fine dell'articolo: *I milioni di persone vinte, umiliate e schiacciate dagli Stati Uniti in tutto il mondo avranno la tentazione di vedere nel terrorismo l'unica arma che pu realmente colpire l'impero.* È senza sfumature. Il nostro pensatore se la ride delle distinzioni vane tra la destra e la sinistra, tra il popolo e il governo, tra pace e guerra, tra tirannia e democrazia. Riassumiamo: se la ride semplicemente della politica. A questo prezzo, i misteri della storia e dell'odio sono alla fine chiariti. Tutto si spiega: l'unica causa dell'hitlerismo era la miseria tedesca.
Se legge Le Monde, che ha pubblicato il suo articolo, il Sig. Bricmont potr rifarsi con profitto all'articolo di Susan Sontag che segue il suo. Barthesiana, quest'ultima dispiega degli strumenti pi raffinati per pensare quello che lei chiama *la mostruosa dose di realt di marted 11 settembre". Essa mette in luce il carattere mitico della retorica del consenso di Bush, convocata per assicurare *che non si chieda al pubblico di assumere una parte troppo grande del fardello della realt*. Dopo aver letto Susan Sontag, rasserenati, si può seguire il Sig. Bricmont quando ricorda le malefatte della destra americana, ottusa e brutale quando al comando, oppure l'effetto di ritorno che sub la CIA dal suo sostegno ai fondamentalisti. Tuttavia, si indietreggia di fronte alle categorie che egli maneggia e ci si chiede in quale strana metafora egli stesso viva. Con il suo pacifismo e il suo odio del capitale anglosassone, il Sig. Bricmont non ci culla con le illusioni di un altro tempo, quello di Monaco per esempio, che non hanno fatto del bene bellamente e che gli impediscono ora di pensare il nostro?
Il nostro specialista delle masse in favore dello choc delle civiltà, stile Huntington. Non indietreggia di fronte a nessuna grande generalizzazione vuota quale *il mondo ortodosso e slavo* in lotta contro la NATO o *il mondo arabo-musulmano* in lotta contro l'Occidente. Logicamente, pro-Serbia senza riserve e pro-Irak senza stato d?animo. Il che non gli impedisce assolutamente di dichiararsi pacifista. La sorte dell'Irak, come pure l'esito della conferenza di Durban, lo rendono risolutamente anti-israeliano. Niente lo stimola alla complessit della questione ebraica. Con quale strumento fisico il nostro professor Nimbus vede la terra e la sua politica?
L'immaginario bricmontiano si rivela in tutta la sua forza quando se la prende con gli intellettuali dell'Occidente: *Si troverà una quantità di intellettuali che legano questi attentati a tutto ciò che a loro non piace nel mondo: Saddam Hussein, i pacifisti occidentali, il movimento di liberazione palestinese e, gia che ci siamo, il movimento cosiddetto dell?antimondializzazione.* Ma dove vede degli *intellettuali* che fanno un miscuglio di questo genere? Il Sig. Berlusconi l'unico a mettere nello stesso sacco Genova l'attentato di New York. Di fatto, il Sig. Bricmont fa l'inventario del fronte del quale vuole essere il portavoce. Che equipaggio, che cocchiere! Sarebbe la sua grande opera politica. L'ultima frase dell'articolo lo annuncia. *Per questo motivo una lotta politica, e non terroristica? si respira!? è più che mai necessaria.*
Anche noi siamo partigiani di una lotta da condurre per *poter sopportare una maggior dose di realtà. Ci piacerebbe semplicemente che il nostro idealista appassionato lasciasse ad altri la cura di occuparsi degli affari e delle scienze degli uomini, dai quali veramente troppo lontano. Se questo articolo fosse stato firmato Alan Sokal, avremmo potuto credere alla ripetizione dello scherzo di un tempo, del quale questa volta sarebbe stato vittima il grande quotidiano serale. Ma no, proprio Jean Bricmont che persiste, da solo.
Il Premio Signor Denis conferito a Silvio Berlusconi
Delle scimmie e degli uomini
L'incubo intravisto da Nathan, il saggio folle di *Natura umana*, prende corpo ne *Il pianeta delle scimmie*: gli uomini, ridotti in schiavitu da delle scimmie dominatrici, sono sul punto di perdere per sempre la loro umanit. I film di Gondry e di Burton hanno in comune il fatto di porre scimmie e uomini in equilibrio precario sulla bilancella dell'evoluzione, dato che il linguaggio è il pivot di questo dispositivo.
*Il pianeta* si situa all'incrocio di due evoluzioni simmetriche ed inverse: gli umani, che stanno perdendo l'uso della parola, regrediscono verso l'animalita; le scimmie, padrone del linguaggio e della scrittura, accedono alla civilt. A questa dicotomia semplicistica risponde la matassa filmica di Gondry, dove la padronanza del linguaggio rilegata in secondo piano per far posto all'uso che ne viene fatto.
In *Natura umana*, la parole sono fatalmente equivoche, sempre sviate o private del loro senso. Nathan, preoccupato dall'umanit tenue dei suoi simili, coltiva un?ambizione: sovracivilizzare l'Uomo inculcandogli le buone maniere e il *bel parlare*. Irrigidendo in questo modo il linguaggio nel riparo della cortesia, lo lascia deperire. La sua compagna Lila diffida delle parole, percepisce il loro potere malefico. Alla ricerca di un accordo perduto, ella rinuncia alla parola per vivere in armonia con la sua natura vera e propria. Da ultimo, il discorso serve la duplicit di Gabrielle, amante di Nathan, che finge di essere parigina scandendo le sue frasi con espressioni francesi pronunciate con un accento ridicolo. Inaspettatamente, puff, l'uomo che si prende per una scimmia il piu umano di tutti: dopo essere stato civilizzato a forza da Nathan e poi ri-animalizzato da Lila, dopo aver esplorato il linguaggio in tutte le sue faccette, egli è l'unico a farne un buon uso.
Il cinema americano sembra cosi la scena di una doppia evoluzione incrociata. Burton, genio hollywoodiano, indietreggia di un passo: il suo film unilaterale, il suo discorso manicheo. Gondry, regista di video clip, progredisce: egli fa coabitare con successo Walt Disney e Tex Avery, immagini sintetiche e immagini reali, umani scimmieschi e scimmie umane.
Ornicar? nuova serie
L'immagine di una citta?
Vorrei parlare di una cosa che mi sembra al centro di questo avvenimento e che riguarda quello che ci impegna qui, poiché quello che è successo a New York tocca direttamente le immagini e avr senza dubbio delle conseguenze nell'arte. Non parlo, evidentemente, del fatto che gli artisti sono dei soggetti come gli altri e che sono colpiti come tutti. Non parlo neppure della probabile comparsa di questo avvenimento come tema di opere future. L'arte ha sempre avuto una funzione memoriale dell'orrore. Voglio semplicemente fare notare questo, che ci sono degli avvenimenti che cambiano non soltanto la storia del mondo, ma anche il modo di vedere il mondo e noi stessi. Cambiano le immagini. Ritengo che l'attentato di New York sia uno di questi.
In generale, per parlare di un cambiamento nelle immagini, si riflette in termini di storia dell'arte. Ma il pensiero stesso di una storia dell'arte si fonda sull'idea che l'arte nasca dall'arte e che ciò che cambia l'arte, in fondo, possa venire solo dall'arte stessa.
Ebbene, io credo che talvolta ci siano delle effrazioni del mondo nell'arte, degli avvenimenti che lo colpiscono intimamente. Questo non vale per qualsiasi grande avvenimento; le guerre possono nutrire le immagini, ma non per questo le cambiano. Parlo di fatti dei quali non si vede sempre subito come, con il corso delle cose, cambino l'immagine delle cose, ma il fatto che le cambiano, e lo si capisce spesso solo pi tardi, attraverso le immagini stesse, nel momento in cui si comprende che esse sono cambiate.
È ciò che mi ha orientato relativamente alle camere a gas. Questo crimine ha sconvolto il XX secolo ed ha cambiato qualcosa nelle immagini e questo è un film, Shoah, che ce l'ha mostrato. Ma ciò che le aveva cambiate, li, era il sorgere in mezzo ad un secolo di immagini di un crimine assoluto assolutamente senza immagine. È l'assenza d'immagine che si abbattuta sulle immagini; era un reale con il quale ogni immagine d'ora in poi avrebbe dovuto fare i conti. Sono giunto alla conclusione che, dopo le camere a gas, nessuna immagine potesse apparire senza portare con s, anche senza volerlo, anche in modo invisibile, la marca di questa mancanza d'immagine. L'assenza delle immagini faceva ormai parte della storia della rappresentazione.
Con l'attentato di New York abbiamo incontrato un?altra cosa, non piu un'immagine che manca, ma, al contrario, un'immagine in piu, un'immagine di troppo. Anche per questo motivo questo crimine differisce dalle camere a gas. Qui niente di nascosto o di non rappresentabile: abbiamo visto tutto, la storia in diretta. Evidentemente, se si pensa all'incredibile crollo delle torri, abbiamo anche a che fare con l'assenza, perch queste due torri oggi mancano al loro posto. In questo, d'altronde, esse sono divenute piu reali di quanto non lo siano mai state, quando facevano parte dello *skyline* di New York: non si riesce a distogliere gli occhi da questo buco in cui esse si innalzavano. Non si deve misconoscere che, con questo attentato in una citt, c'è stato un attentato contro la citta, contro l'immagine di una citta, contro la sua bellezza, contro un'immagine universale e universalmente amata. Non è un posto qualunque di New York che stato preso di mira e, al di l del simbolo delle torri legato alla loro funzione o al loro nome, non c'è bisogno di uno psicoanalista per supporre qui il desiderio di una castrazione, proporzionato alla visione fallica di New York che aveva Céline, un odio saldato a ferire l'orgoglio di una citt e a punirla: si inviano degli aerei come dei castighi venuti dall?alto per abbattere delle torri blasfeme che pretendono di grattare il cielo.
Piu di seimila persone e un pezzo di una citta cancellati dalla carta geografica. Ma non questa la novita. La novit che noi abbiamo visto tutto del crimine, perch hanno voluto mostrarci tutto. È il principio stesso di questo crimine di dare tutto da vedere, che sia uno spettacolo. Si parlato di una sorprendente somiglianza con dei film hollywoodiani. Ma 'avvenimento, non è il fatto che - come si dice - la realta abbia superato la finzione, , invece, il fatto che il progetto del crimine sia stato quello di ridurre la realt ad una finzione: ridurre il reale a dell'immagine; c'è stata la volonta di trasformare delle persone, una citta, un paese intero in un film catastrofico; sono venuti a dirci: *Voi siete solo delle finzioni e noi ve lo mostreremo riducendovi allo stato d'immagini televisive.* Qui tutto stato fatto con l'immagine. Si è parlato dei coltellini e degli aerei di linea, ma la televisione stato uno strumento fondamentale degli assassini. Non parlo di un carattere ipermediatico del crimine, ma della sua profonda natura visiva. Dico che la sua atroce novita dipende dal fatto che esso mira a trasformare realmente delle persone, dei grattacieli, un'intera citta in semplici immagini che si possono strappare con un colpo di coltellino. Si voluto mostrare all'America e al mondo chi erano i veri Maestri delle Immagini - in tutto cio vedo un senso rispetto al fatto che il Comandante Massoud sia stato ucciso dall'esplosione di una telecamera-trappola.
Con New York, non si tratta piu della guerra, che mira a distruggere dei nemici; non si tratta pi di massacrare il proprio simile; non si tratta pi di carnai, di corpi uccisi nelle camere a gas o bruciati per cancellare un'intera genia; qui gli uomini non sono stati ridotti allo stato di animali, di numeri o di sapone: si voluto ridurli allo stato di virgole, quelle virgole nere di cui parlava un testimone che stava bevendo un caff sulla sua terrazza a Manhattan: *Tutto quello che posso dirvi - confidava ad un giornalista di *Le Monde* - è che non potrò piu chiudere gli occhi senza vedere le Virgole che cadono dal cielo, questi corpi curvi, come delle virgole nere, che saltano a dozzine dalle finestre dell'immobile, di fronte al mio loft.* Queste *virgole nere* sono un'immagine indelebile. Esse sono la verita del delitto. Per compierlo, stato necessario che degli uomini vedessero gli uomini come delle piccole immagini, delle virgole che si agitano sullo sfondo di un grattacielo. Hanno concepito questo delitto guardando il mondo attraverso l'obbiettivo di una telecamera o di non so chi che captava, da lontano o da molto in alto, delle insignificanti piccole virgole umane.
L'orrore scoprire che oggi tra di noi ci sono degli uomini che guardano gli uomini come delle piccole ombre sugli schermi, dei pezzettini di pellicola che si taglia o degli esseri virtuali con i quali si puo fare lo zapping. Crimine dell'epoca del cinema e della televisione, esso utilizza i mezzi dell'epoca contro l'epoca. L' è che questo crimine contro l'uomo si riduce ad un crimine contro l'immagine. L'attacco alle torri del World Trade Center un attentato contro l'immagine umana. È il primo grande crimine iconoclasta. Non poteva essere altro che il prodotto di iconoclasti fanatici, gli stessi che sotterrano le donne sotto un velo, gli stessi che distruggono dei Budda giganti a colpi di mitragliatrice. Si era pensato che uno zelo idiota spingesse dei religiosi a manifestare il loro odio verso le immagini massacrando delle opere d'arte; si è creduto che il loro abietto furore riguardasse solo le pietre, delle immagini intagliate alte come torri: ora si comprende che questo era solo il primo atto di una guerra che prende di mira l'essere infinito dei soggetti umani.
Ci sono delle immagini che possono cambiare le immagini, io credo che esse saranno ormai abitate dalle virgole nere.
Colloquio con JAM: La primavera della psicoanalisi
- Si. Le mie due Lettere hanno avuto un'eco ben al di la del minuto avvenimento che mi aveva spinto a scriverle, e ben al di la dell'ambiente psicoanalitico. Ricevo incoraggiamenti che vanno dritti al cuore, mi si ingiunge di continuare, ho fatto vibrare una corda sensibile, quella della rivolta contro il bavaglio. é la sorpresa della mia vita: mi si reputa scrittore, si parla delle mie Provinciali. Scrivo da sempre cos quando non presto attenzione, non vi avevo mai attribuito valore. È la lettera rubata, a parte il fatto che l'avevo rubata a me stesso.
- *Parliamo dell'effetto sull?ambiente analitico.*
- Al di fuori di Jean Allouch, c'è il silenzio. Il silenzio pubblico, perche di nascosto si parla a gara. È il disgelo. Momento commuovente. Anche pericoloso: dei pezzi di banchisa andranno alla deriva prima di fondere a loro volta. D'altronde questo è tutto il senso dell'incidente Denis, ce ne accorgiamo in après-coup
- *Lei parla per immagini. Può essere piu concreto?*
- Le montagne si battevano, si riappacificano. Ci si voltava la schiena, ci si abbraccia. Un'epoca dello spirito finisce d'invecchiare. Il serpente della saggezza si spoglia della sua pelle vecchia. L'orso bianco se ne va a braccetto con la balena, l'ombrello stuzzica la macchina da cucire sul tavolo della dissezione.
- *Ancora dei simboliС...
- Un fatto. A seguito della *Lettera chiara come il giorno*, Jean Laplanche ha fatto consegnare in rue d'Assas una cassa di Pommard 1988.
- *No!*
- E invece si. Mercoled mattina. Le bottiglie sono magnifiche.
- *L'ha bevuto?*
- Non ancora. Lo berrò questa sera festeggiando con i nove colleghi italiani che vengono a Parigi per una riunione dell'ultima chance con il delegato generale dell'AMP. È la nostra ultima possibilit di mettere in marcia una Scuola italiana del Campo freudiano prima dalla mia partenza dalla Presidenza dell'AMP nel luglio prossimo. Il Pommard 88 aiutera sicuramente
- *Ha ringraziato Laplanche?*
- Gli ho scritto che non era pi in debito con Lacan e che gli rimettevo i suoi peccati. Come vede, non sono solo il figlio di Monte-Cristo, talvolta sono anche il Redentore. Devo aver dato fuori di testa, come diceva qualcuno, ma, allora, Jean Laplanche ha fatto lo stesso insieme a me. È piuttosto la gogna in cui viviamo che esplosa e, d'un tratto, il passato si disattiva di gran carriera.
- *Una rondine non fa primavera!*
- In primo luogo, fanno due con l'altro Jean, di cognome Allouch. E so di altre rondini, ancora freddolose, che non attendono altro che prendere il volo. L'ora giunta. *Din! Don! Dan !* La primavera della psicoanalisi arriva. *Ornicar?* nuova serie pubblicher il suo primo numero e noi segneremo l'avvenimento organizzando a marzo o ad aprile 2002 un Colloquio al quale saranno invitate le *capacita* del movimento analitico, come dicevano gli orleanisti, siano esse del Campo freudiano, non del Campo freudiano, perfino anti-Campo freudiano. Senza dubbio non tutti verranno, ma sar alquanto sufficiente per cominciare l'argentinizzazione della psicoanalisi francese. Le associazioni IPA francesi, SPP e AFP, soffrivano di suprematismo acuto, *de prepotencia*. La recente messa in evidenza della convivialit analitica franco-argentina, dalla quale per il momento esse sono molto ampiamente assenti, le obbligher immancabilmente ad entrare nel gioco e le obbliga sin d'ora a trattare con maggiore considerazione i loro colleghi latino-americani, dai quali hanno molto da imparare, come noi stessi abbiamo imparato molto. Vada, dunque, a vedere il nuovo sito internet della SPP. Copre di fiori Marcio Giovanetti. Lei sa chi Marcio? No? Ebbene, glielo dir la prossima volta. Marcio, in ogni caso, molto contento, Jorge Forbes pure, ed io con loro.
Contemporaneamente all'argentinizzazione, anche la lacanizzazionio progredisce. El Caldero dell'EOL prossimamente pubblicher un colloquio della sua direttrice, Silvia Baudini, con il Presidente dell'APdiBA, Asbed Aryan, che mi rimprovera gentilmente di aver detto - in un colloquio che sar pubblicato ne *La lettre mensuelle* dell'ECF e che gli avevo comunicato prima - che la sua associazione non comportava dei lacaniani, a differenza dell?APA. Assolutamente no, dice lui, JAM si sbaglia, stato male informato, anche noi abbiamo i nostri lacaniani, insegniamo Lacan, ecc.. Gli presento le mie scuse per essermi espresso male: conosco e rispetto i lacaniani dell'APdiBA, volevo soltanto sottolineare il fatto che, non essendo organizzata in correnti a differenza dell'APA, l'APdiBA non comportava correnti lacaniane riconosciute. Detto questo, non ho dimenticato che il Presidente dell'APdiBA, predecessore di Asbed, che è poeta, quando mi ha accolto nel magnifico edificio di cinque piani che la sua associazione ha fatto costruire, mi ha presentato di fronte a 500 persone (un anfiteatro di 300 posti ed una sala video di 200) dicendo: *JAM deve sapere che qui a casa sua.* Pur tenendo conto della poesia e della cortesia degli argentini nei confronti dei francesi, che estrema, fu un grande momento per me che un tempo ero *lo zul* della psicoanalisi. Ho conservato il manifesto che annunciava questo avvenimento.
Laplanche, Chateau Pommard, route d'Autun, 21630 Pommard
Traduzione di Adele Succetti
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